Firenze
Tanti
senza nome, tanti 'anam', come lui stesso amava chiamarsi negli ultimi anni,
hanno voluto essere presenti ieri a Palazzo Vecchio a Firenze per l'ultimo
saluto a Tiziano Terzani, morto mercoledì scorso all'Orsigna sulla montagna
pistoiese, oltre 800 persone.Tra loro anche alcuni volti noti, come
Giuliano Amato, che di Terzani fu compagno di scuola al collegio Sant'Anna
di Pisa, i colleghi Ettore Mo e Paolo Ermini, l'amico Paolo Hendel.
«Tiziano Terzani - ha detto Amato - lascia questa grande fiducia che lui
aveva nella forza del bene, nella forza dell'idea di pace contro la guerra».
Terzani
non voleva funerali. La sua famiglia ha rispettato questa volontà e la
cerimonia che si è tenuta ieri sera in Palazzo Vecchio non ne aveva i
connotati di disperata tristezza.
La gente
era venuta per ascoltare ancora una volta il suo messaggio di ottimistica
speranza in un futuro migliore.In prima fila la moglie, Angela, la figlia
Saskya, il figlio Folco. Tra loro Giuliano Amato che con Terzani ha passato
gli anni del collegio. Il primo a ricordarlo è stato il sindaco Domenici.
Dopo i suoni e le vocalità indiane di Krishna Das, musicista amico di
Terzani, ha preso la parola il figlio Folco che ha ricordato la lunga,
silenziosa, preparazione del padre al momento dell'abbandono del corpo:
«Non era triste, la morte non gli faceva paura perché si era preparato e
l'espressione estrema lasciata sul suo corpo è stata di straordinaria
serenità». «Le sue ultime parole - ha ricordato il figlio - sono state
meravigliose: prima anch'io vedevo il mondo diviso, me diviso da me. Poi è
successo qualcosa, ora non vedo più il mondo separato in mille forme e vedo
me parte di tutto».
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